1951 – Nasce la CECA.

L’Europa nasce fondamentalmente per due motivi, il primo motivo è da ricondurre a ragioni squisitamente economiche. Di fatto il primo abbozzo di Unione Europea si ha con La Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA), istituita col Trattato di Parigi nel 1951. La CECA quindi aveva l’obiettivo di mettere in comune le produzioni di acciaio e carbone di sei paesi: Belgio, Francia, Germania dell’Ovest, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi.

Perché proprio l’acciaio e il carbone? Semplice, il settore siderurgico è fondamentale e strategico per ogni tipo di economia. Può considerarsi un settore trainante e determinante quanto quello delle materie prime. E qui infatti l’accordo coinvolgeva anche il carbone, all’epoca uno dei più importanti combustibili per scopi industriali.  Un mercato unico che quindi coinvolgesse settori chiave dell’economia per avvicinare soprattutto Francia e Germania almeno sul piano economico.  Le produzioni di cui stiamo parlando infatti erano, e sono, perlopiù concentrate nelle zone al confine da sempre contese fra i due paesi: il bacino della Ruhr, l’Alsazia e la Lorena.

L’Unione Europea si fonda quindi sull’asse franco-tedesco, soltanto una manciata di anni dopo il secondo conflitto mondiale.

Vien da sé che il secondo motivo che spiega la nascita della CECA si deve ricondurre a questioni prettamente diplomatiche. Gli Stati del Benelux, anch’essi forti produttori di carbone ed acciaio, nonché paesi confinanti con Francia e Germania, si interessarono all’accordo. Tanto da volerne far parte. Sulla partecipazione dell’Italia al trattato sorge invece qualche perplessità. Il Nostro Paese infatti non è mai stato storicamente un produttore di acciaio e carbone, ma a sentir la classe dirigente del tempo, far parte della CECA sembrava fosse fondamentale per un coinvolgimento politico ed economico dell’Italia a livello internazionale.

 

1957 – Il Trattato di Roma

Il 25 marzo a Roma viene firmato il Trattato costitutivo la Comunità economia europea, il cosiddetto primo pilastro di quella che in futuro sarà l’Unione Europea.

 

1979 – Il sistema monetario europeo (SME)

Si tratta di un accordo per il mantenimento di una parità di cambio prefissata con bande di oscillazione del ±2,25% e del ±6% per Italia, Gran Bretagna, Spagna e Portogallo. La valuta di riferimento era l’ECU, l’unità di conto comune, una divisa virtuale determinata dalla media ponderata delle valute degli stati aderenti all’accordo. Lo SME nasce su impulso di Francia e Germania per porre fine al problema dell’inflazione, un problema che aveva fortemente caratterizzato le economie del vecchio continente nel  decennio precedente. Il boom economico post seconda guerra mondiale aveva generato spinte inflazionistiche che di certo non passarono inosservate agli occhi delle istituzioni europee, ma la crescita dell’inflazione non poteva destar preoccupazione, soprattutto se scaturita da una crescita esponenziali delle economie europee. Un allarmismo che potrebbe sembrare eccessivo, se non fosse che a promuovere maggiormente l’adozione dello SME fu la Germania, ancora scottata dal fenomeno iperinflazionistico degli anni ’20.

 

1985 – Schengen e la libera circolazione.

Un altro passo fondamentale viene fatto con la firma dell’Accordo di Schengen, il 14 giugno.  L’accordo è un insieme di norme e disposizioni volte a favorire la libera circolazione dei cittadini all’interno dello “spazio Shengen”. l’Accordo di Schengen viene in un primo momento dagli Stati del Benelux, dalla Germania e dalla Francia, successivamente Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Austria, Danimarca, Finlandia e Svezia sottoscrivono gli accordi di adesione alla Convenzione di applicazione dell’Accordo di Schengen.

 

1992 – Maastricht, la moneta unica si avvicina.

Ma il trattato chiave dell’unione viene sancito in una piccola cittadina olandese: Maastricht. Il trattato di Maastricht o Trattato dell’Unione Europea fissa i parametri politici, ma soprattutto economici per consentire l’accesso all’Unione agli Stati che lo volessero. Entra in vigore dal 1° novembre 1993.

Perché Maastricht è una tappa fondamentale?

Oltre a venir riconosciuto ufficialmente il Consiglio europeo con Maastricht si dettano i parametri di convergenza alla Moneta Unica.

L’IME (Istituto Monetario europeo) viene sostituito entro il 1999 dalla Banca centrale europea (BCE) e dal Sistema europeo delle banche centrali (SEBC).   Il cammino verso l’Euro comprende due fasi fondamentali. In una prima fase le monete nazionali degli Stati aderenti coesisteranno con la valuta comunitaria, successivamente l’Euro sostituirà definitivamente le vecchie divise continentali.   L’adesione all’Unione e alla sua moneta unica non è una scelta da ricondurre esclusivamente ad una scelta politica. Ogni Paese che ha deliberatamente scelto di aderire all’Unione avrebbe dovuto rispettare dei rigidi parametri economici di convergenza.

1) Rapporto tra deficit pubblico (o disavanzo pubblico, proprio per indicare quella situazione di eccedenza delle uscite rispetto alle entrate) e PIL (Prodotto Interno Lordo).

2) Rapporto tra debito pubblico e PIL non superiore al 60%.

3) Tasso d’inflazione non superiore all’1,5% rispetto a quello dei tre paesi più virtuosi.

4) Tasso d’interesse a lungo termine non superiore al 2% del tasso medio gli stessi tre paesi.

5) Permanenza negli ultimi due anni nello SME (Sistema Monetario Europeo) senza fluttuazioni della moneta nazionale.

1992 – La crisi dello SME

Il 2 giugno dello stesso anno i cittadini danesi si pronunciano contro la ratifica del trattato di Maastricht. Ecco la scintilla che fa divampare la fiamma della crisi del Sistema Monetario Europeo. Il referendum danese era una piccola crepa in un sistema che dall’esterno veniva percepito come fallace, non c’erano i fondamentali dell’economia affinché quei paesi potessero tener fede agli accordi precedentemente stipulati.

Nello SME la responsabilità del cambio era bilaterale, le banche centrali degli stati membri erano chiamate ad intervenire direttamente, vendendo/acquistando divisa estera quando una valuta si apprezzava/deprezzava troppo nei confronti dell’altra.  Il serpentone valutario mostrava delle lacune strutturali che non passarono quindi inosservate agli occhi dei mercati.  Il referendum danese in realtà è stato soltanto che il preludio a una criticità strutturale dello SME. Nel momento della riunificazione tedesca si optò per un cambio 1:1 fra Marco ovest e Marco Est, questo produsse un forte aumento dell’inflazione in Germania, la Bundesbank decise così di aumentare i tassi d’interesse. L’azione unilaterale dell’istituto centrale tedesco si scaricò sulle altre banche nazionali, costrette ad adottare provvedimenti di natura restrittiva per restare all’interno del corridoio valutario. Il Marco tedesco, spinto dal rialzo dei tassi d’interesse, iniziò a rivalutarsi contro le altre valute del “serpentone”, che a loro volta subirono un rialzo dei tassi, nonostante le sottostanti economie europee non ne avessero bisogno, vivendo al tempo una fase di leggera recessione.  La crisi dello SME culmina con l’uscita dagli accordi di Sterlina e Lira, le divise maggiormente colpite dagli attacchi speculativi dei mercati finanziari. Nell’estate 1993 la banda di oscillazione viene portata al al ±15%, mentre nel 1994 viene costituito l’Istituto monetario europeo, con sede a Francoforte, nonché l’embrione della futura Banca centrale europea. L’Italia rientrò a far parte dello SME nel 1996, passo necessario e indispensabile per la successiva adesione all’Euro.  La crisi del Sistema Monetario Europeo ha messo a nudo le criticità strutturali dell’Eurozona, su tutte l’eccessiva eterogeneità delle economie che ne fanno parte.

1997 –  Il Patto di stabilità e crescita (PSC).

Accordo stipulato nel 1997 dai paesi membri dell’Unione atto al controllo delle politiche di bilancio pubbliche col chiaro obiettivo di voler rafforzare il percorso d’integrazione monetaria iniziato nel 1992 con il trattato di Maastricht. Perché nasce l’esigenza di questo patto? Il motivo è molto semplice. Nel processo d’integrazione monetaria culminato con l’istituzione della Banca centrale europea e l’adozione di un’unica valuta gli stati membri dell’Unione si sono spogliati dello strumento monetario. Il monopolio nazionale della moneta viene così deliberatamente ceduto ad un istituto di carattere sovranazionale, mentre la politica di carattere fiscale resta appannaggio dei singoli stati membri. Il PSC è stato stipulato affinché le politiche monetarie che verranno adottate in futuro dalla BCE potessero colludere con le politiche fiscali dei paesi membri.

Il Patto di stabilità e crescita mira quindi all’implementazione di tutti i parametri di Maastricht da parte dei paesi firmatari dell’accordo. In particolar modo l’attenzione è stata posta su due punti:

  • Il rapporto deficit pubblico/PIL inferiore al 3%
  • Il rapporto debito pubblico/PIL inferiore al 60%

Al fine di garantire il rispetto delle norme il PSC ha implementato anche una procedura di

infrazione o procedura per deficit eccessivo (PDE).

La procedura in questione si articola in tre fasi:

1)  Avvertimento

2)  Raccomandazione

3)  Sanzione

1999 – Welcome Euro!

L’Euro debutta sul mercato valutario nel 1999, mentre inizia a circolare nei primi dodici

paesi (Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi

Bassi, Portogallo e Spagna) aderenti alla moneta unica il 1° gennaio 2002.

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