La divisa del Sol Levante

Lo yen fu introdotto in Giappone nel 1872, basato su un sistema di suddivisione decimale. Dal 25 aprile 1945 al 1971 lo Yen è stato ancorato al dollaro americano come da accordi di Bretton Woods (1 dollaro USA = 360 yen). La valuta nipponica ha una natura cosiddetta rifugio, potrebbe sembrare strano ad un primo impatto, soprattutto perché il Giappone è uno dei paesi più indebitati al mondo. A questo punto è del tutto lecito domandarsi come la valuta di un’economia fortemente indebitata sia anche il principale rifugio per i capitali di tutto il mondo durante le fasi di panic selling.

I motivi di tutto questo sono da ricondursi alla stabilità politica nonché economica del Paese del Sol Levante. L’economia nipponica ha da sempre un’inflazione molto bassa e controllata con attenzione dalla BoJ (Bank of Japan), un risparmio privato fra i più elevati al mondo dettato dalla sua economia fortemente export-led che gli garantisce un considerevole surplus di bilancia commerciale e per questo i titoli denominati in Yen sono a basso tasso d’interesse. Questo fa sì che il Giappone e la sua valuta siano la meta preferita per le operazioni di carry trade, pratica speculativa che consiste nel prendere in prestito denaro in paesi con tassi d’interesse molto bassi come quelli gravanti sulla valuta giapponese per reinvestirlo dove i rendimenti, e quindi i tassi d’interesse, sono più elevati, lucrando sulla differenza.  E così, quando nei mercati finanziari si innescano fasi di appetito al rischio lo Yen perde valore sulle vendite da carry trade che lo interessano, mentre lo acquista nelle fasi di panico quando i capitali vengono rimpatriati e in generale ci si accontenta di rendimenti minori.

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