Svalutazione delle monete

La stampa di moneta, con conseguente aumento dei flussi in circolo nel sistema, genera inflazione e riduce il potere d’acquisto della moneta preesistente. Per qualche tempo, fino a che i salari nominali2 non si adegueranno al nuovo livello dei prezzi, con il reddito percepito si potranno acquistare meno beni e servizi. Quando i salari si saranno aggiustati, si otterrà un nuovo equilibrio generale con prezzi maggiori e con il nuovo quantitativo di moneta. Quindi, se in una logica di lungo periodo la moneta di nuova emissione è neutrale, in un’ottica di breve un suo aumento produce effetti reali espansivi per l’economia (aumento della domanda di beni e aumento del PIL). Quando la banca centrale aumenta l’offerta di moneta è effettivamente questo quello che vuole ottenere: inflazione ed espansione della domanda. Nel fare questo deve però necessariamente aumentare l’offerta di moneta e quindi, come già spiegato sopra nel paragrafo dedicato alle politiche monetarie delle banche centrali, abbassare i tassi d’interesse. Quando si aumenta l’offerta di un bene, qualsiasi bene, esso perde valore e così ugualmente per la moneta: quando la BCE aumenta l’offerta di euro, l’euro perde valore con conseguente effetto sui tassi di cambio.  Svalutare una moneta significa quindi far sì che le altre valute siano relativamente più costose, ossia che i tassi di cambio registrino valori più sfavorevoli per i detentori della valuta la cui offerta sta aumentando.

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