L’ISTITUZIONE DEL DOLLARO

Bretton Woods va a segnare inevitabilmente l’indirizzo della politica monetaria mondiale per un periodo compreso tra la fine del secondo dopoguerra e il 1971, anno in cui il sistema venne abbandonato. Per il mercato delle valute internazionali esiste quindi un vero e proprio “avanti Bretton Woods” e un “dopo Bretton Woods”. Dopo tre anni di intense negoziazioni, Gran Bretagna e Stati Uniti giungono a formulare il cosiddetto Joint Statement, documento che fungerà da base di discussione per la conferenza dei paesi alleati che si aprirà a Bretton Woods il 10 luglio 1944. Bretton Woods è una località sita nel New Hampshire in USA, nonché luogo degli accordi che diedero vita ad un sistema di regole e procedure volte a regolare la politica monetaria internazionale con l’intento di regolare i rapporti economici e finanziari nel periodo postbellico. L’obiettivo della conferenza va ben oltre le mere implicazioni di natura economica e commerciale. I paesi partecipanti vogliono porre fine alle pratiche protezionistiche e alle guerre di svalutazione del cambio che tanto hanno caratterizzato i decenni precedenti agli accordi, e che hanno contribuito massicciamente all’inasprimento dei rapporti diplomatici internazionali. Bretton Woods è anche il teatro dello scontro ideologico fra due dei più importanti macroeconimisti del Novecento: l’americano Harry Dexter White e l’inglese John Maynard Keynes.  Alla fine prevalse la linea di White e la sua visione dollaro centrica del mercato valutario mondiale.

Pertanto il Dollaro americano diventa l’unica valuta al mondo convertibile in oro in base al cambio di 35$ contro un’oncia del metallo prezioso. Non solo, ma il biglietto verde viene eletto principale valuta di riferimento per gli scambi internazionali. Un vantaggio non da poco per gli Stati Uniti che, di fatto, ora hanno la possibilità di utilizzare la propria moneta come mezzo di pagamento internazionale garantendogli una fonte di liquidità potenzialmente illimitata da investire in aiuti internazionali, commercio, investimenti esteri, spese militari. Gli accordi di Bretton Woods vanno quindi a legittimare ed accrescere lo strapotere politico ed economico del colosso americano.  Di fatto, gli Stati Uniti possono stampare miliardi di biglietti verdi da mettere a disposizione degli alleati senza ridurre di un solo centesimo il denaro che gli resta, poiché quei dollari sono creati dal nulla e hanno comunque un riferimento aureo certo a copertura. L’esito del vertice dunque mette fine al sogno di Keynes: un’unica moneta internazionale (il Bancor) da utilizzare per il commercio fra le nazioni, indispensabile, secondo l’economista inglese, per garantire al mondo la pace. Un’idea di disarmo finanziario da affiancare al disarmo vero e proprio. Bretton Woods istituì anche il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (Banca mondiale). Il primo con il compito di vigilare sulla stabilità monetaria del nuovo sistema, la seconda con lo scopo di aiutare Europa e Giappone nella loro ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale.

L’esito degli accordi vede quindi la linea di White prevalere su quella di Keynes, un compresso al quale l’economista inglese ha dovuto cedere pur di riuscire a garantire il raggiungimento di un’intesa fondamentale per assicurare armonia e stabilità a quel mondo logorato da un quarantennio di guerre mondiali.  Come già accennato in precedenza il sistema definito da Bretton Woods rende il dollaro americano l’unica valuta convertibile in oro in base al cambio di 35 dollari contro un’oncia del metallo prezioso.  Il dollaro venne poi eletto valuta di riferimento per gli scambi internazionali. I prezzi delle materie prime, come ad esempio il petrolio, erano espressi in dollari, un retaggio che ancora oggi persiste e rimane quasi del tutto immutato rispetto alla data degli accordi. Tutte le altre valute dovevano quindi esser convertibili in dollari americani, le banche centrali di riferimento erano obbligate a mantenere un regime di cambi fissi a parità centrale con oscillazioni limitate. Non c’era spazio per le libere oscillazioni che osserviamo oggi. Era stato creato un sistema stabile entro cui dovevano avvenire gli scambi.

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